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poesie serie | 25 |
XL
Per l’aspro calle ond’a Parnaso uom giunge,
io mossi ’l piede insin da’ piú verd’anni,
e giá contando i miei si lunghi affanni
fra me diceva: — Or non puot’esser lunge. —
Ma, Fortunata, ahi che ’l tuo voi raggiunge
il lento passo mio co’ presti vanni;
e lungi ancor da que’ beati scanni
lo tuo sommo valor m’insulta e punge!
Or vanne lieta pur, che ’n su la via
attendon le sorelle alme e divine
la tua venuta assai più che la mia.
Quivi non aspettar ch’io giunga al fine
del mio cammin si ratto; assai mi fia
quando neve mi copra il fosco crine.
XLI
O Sonno placido che, con liev’orme,
vai per le tenebre movendo l’ali,
e intorno ai miseri lassi mortali
giri coll’agili tue varie forme;
lá dove Fillide secura dorme
stesa su candidi molli guanciali
vanne, e un’imagine carca di mali
in mente pignile trista e deforme.
Tanto a me simili quell’ombre inventa
e al color pallido che in me si spande,
ch’ella, destandosi, pietá ne senta.
Se tu concedimi favor si grande,
con man vo’ porgerti tacita e lenta
due di papaveri fresche ghirlande.