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26 alcune poesie di ripano eupilino


XLII

     Endecasillabi, cui porgerete
col vostro tenero suono conforto?
Al mio certissimo Manzon, che smorto
mirate e languido gir presso a Lete.
    Su, richiamatelo; su, lo scuotete,
prima che l’abbiano le cure assorto!
Questi è quel giovine saggio ed accorto,
che delle lettere giunge alle mete.
     Alla sua cetera vid’io sovente
tendere i satiri l’orecchie acute
e le selvatiche vergini attente.
     Endecasillabi, dunque le argute
corde svegliategli, se di repente
cose udir piacevi dal ciel venute.

XLIII

     Oimè che turbine rivoltuoso
di cure asprissime mi turba il sen!
Porgimi, o Eillide, di via spumoso
un orcio o un ciotolo, ma che sia pien.
    Quest’è’1 dolcissimo caro e gioioso
al cor dei miseri contravelen:
per questo a ridere torna giocoso
l’imbriachissimo vecchio Silen.
     Chi fu che ’l barbaro fiero dolor
frenò dell’esule vergine a Xasso,
se non quest’unico dolce liquor?
     Chi fia che reggaci sul fianco lasso,
fugando il gelido senile orror,
presso a quell’ultimo dolente passo?