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viii - la laurea 305


     Ma quando poi sopra il cammin de i buoni
mi comparisce innanti
alma che, ornata de’ suoi propri doni,
merta l’onor de i canti,
25allor da le segrete
sedi del mio pensiero escono i versi,
atti a volar di viva gloria aspersi
del tempo oltra le mete:
e donator di lode accorto e saggio
30io ne rendo al valor debito omaggio.
     Ed or che la risorta insubre Atene,
con strana meraviglia,
le lunghe treccie a coronar ti viene,
o di Pallade figlia,
35io, rapito al tuo merto,
fra i portici solenni e balte menti
m’innoltro, e spargo di perenni unguenti
il nobile tuo serto:
né mi curo se a i plausi onde vai nota
40pinge ingenuo rossor tua casta gota.
     Ben so che donne valorose e belle,
a tutte l’altre esempio,
veggon splender lor nomi a par di stelle
d’eternitá nel tempio:
45e so ben che il tuo sesso,
tra gli ufizi a noi cari e l’umil’arte,
puote innalzarsi; e ne le dotte carte
immortalar sé stesso.
Ma tu gisti colá, vergin preclara,
50ove di molle piè l’orma è piú rara.
     Sovra salde colonne antica mole
sorge augusta e superba,
sacra a colei che dell’umana prole,
frenando, i dritti serba.
55Ivi la dea si asside