Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. I, 1929 – BEIC 1889888.djvu/357

Da Wikisource.

xviii - il messaggio 351


     Inclita Nice: il secolo,
che di te s’orna e splende,
arde giá gli assi: l’ultimo
100lustro giá tocca, e scende
ad incontrar le tenebre,
onde una volta giovanetto usci.
     E giá vicine a i limiti
del tempo, i piedi e l’ali
105provan tra lor le vergini
Ore, che a noi mortali
giá di guidar sospirano
del secol, che matura, il primo di.
     Ei te vedrá nel nascere
110fresca e leggiadra ancora
pur di recenti grazie
gareggiar con l’aurora;
e, di mirarti cupido,
de’ tuoi begli anni fará lento il voi.
     115Ma io, forse giá polvere
che senso altro non serba
fuor che di te, giacendomi
fra le pie zolle e l’erba,
attenderò chi dicami:
120— Vale, — passando, — e ti sia lieve il suol.
     Deh! alcun che te nell’aureo
cocchio trascorrer veggia,
su la via che fra gli alberi
suburbana verdeggia,
125faccia a me intorno l’aere
modulato del tuo nome volar.
     Colpito allor da brivido
religioso il core,
fermerá il passo, e attonito
130udrá del tuo cantore
le commosse reliquie
sotto la terra argute sibilar.