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poesie piacevoli 41


LXVII

     Ho visto i geroglifici d’Egitto
e la sfinge e l’arsmagna ed il caosse,
che tutt’infuriati in un conflitto
si davan delle sudice percosse.
     Chi sosteneva che ’l presente scritto
contien drento i giudizi di Minosse,
e chi diceva che propio descritto
il lapis filosofico ci fosse.
     Facevano un rornore, un chiasso, un frullo,
battendosi gli scudi e le loriche,
ch’egli era proprio a vedergli un trastullo.
     A soccorrere ognun le parti amiche
son corsi i libri di Raimondo Lullo
e le iscrizioni e le medaglie antiche,
 colle sciocche e mendiche
carte di tai che l’antiquario fanno,
e interpretan le cose che non sanno.
 E armate ancor vi vanno
tutte unite le mummie in un museo
e la romana guglia e ’l culiseo,
 con dietro un gran corteo
di tumoli, obelischi, archi e colonne
e simulacri d’uomini e di donne
 coll’armi e colle gonne.
Ma poiché disputato ebbono un pezzo,
non trovando a capir né via né mezzo,
 conchiusono al da sezzo
ch’è d’uopo, per capire opra si bella,
che cavinsi all’autore le cervella.