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egloghe pescatorie 79


XCIV

EGLOGA PESCATORIA

Nilalga, Alceo, Telgone

Nilalga.   O sciocco pescatore, e che stoltezza

meco ti spinge a far tenzon col canto,
con quella voce che gli orecchi spezza?
Alceo.   O sublime cantore, e perché tanto
5or t’abbassi a venir meco in contesa,
tu che riporti sovr’ogni altro il vanto?
Nilalga.   Il ver tu di’, e s’a te sol vien resa
da’ rozzi pescator la palma, è solo
perch’or l’insania per virtute è presa.
Alceo.   10Il ver tu di’; poiché se in questo suolo
è chi è ranocchio, ed usignuol si stima,
tu se’, per veritá, di quello stuolo.
Nilalga.   Or non se’ tu che d’uno scoglio in cima
l’altr’ier cantasti cosí dolcemente
15che mi parevi una stridente lima?
  Ben mi sovvien che, sendovi presente
una schiera di rane, sbigottite
saltar tutte nell’acqua prestamente.
Alceo.   Or non se’ tu che, le tue voci udite,
20ogni canoro augel presto si tacque,
sendo le piche a cantar teco uscite?
  Ben mi sovvien che ’l dolce canto piacque
tanto alle dive che nell’onde stanno,
che crepavan di riso in fondo all’acque.
Nilalga.   Si mi sovvien, e non è mica un anno,
che tu togliesti al giovine Licone
due belle canne con aperto inganno.