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80 alcune poesie di ripano eupilino


E perch’ei volea dir la sua ragione,

tu saltasti di barca, ed adirato
30gli corresti vicin con un bastone.
Alceo.   Anzi io quelle da lui avea comprato,
e mi ricordo ben che in pagamento
a lui dieci ami ed una lenza ho dato;
  ma perché poi non si trovò contento,
35non mi voleva dar le canne; ond’io
gli corsi addosso, e lo colpii sul mento.
Telgone.   O giovinetti, e qual folle desio
vi conduce a piatir? Non delle risse
ma del canto esser debbe il parer mio.
Nilalga.   Taci, amico: Telgone il ver ci disse;
sien d’altro i nostri versi, e guadagniamo
il bel dono che Cromi a noi prescrisse.
Alceo.   Taci pure, Nilalga, e rivolgiamo
i nostri canti a dir l’alma beltate
45della tua ninfa e di colei ch’io bramo.
Nilalga.   La pescatrice mia le chiome aurate
propio ha dell’or onde la salpa splende,
e gli occhi rilucenti ha dell’orate.
Alceo.   La pescatrice mia le gote accende
50della porpora vaga, e ’l suo bel seno
dell’ombrina il color candido rende.
Nilalga.   Per córre i pesci mai non mi vien meno
qualche froda ed astuzia; eppur son stretto
al girar di quel ciglio almo e sereno.
Alceo.   Da quel di ch’a nuotare i’ fui costretto,
mai timore non ebbi; eppur m’annego
nel dolce latte di quel bianco petto.
Nilalga.   Vien’, pescatrice mia, vieni, ti prego;
io vo’ farti un bel don di due fiscelle:
60vedi che i giunchi io vo torcendo e piego.
Alceo.   Vien’, pescatrice mia, vieni: due belle
canne vo’ darti tremule e leggiere:
vedi, son secche, ed han bionda la pelle.