Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. I, 1929 – BEIC 1889888.djvu/87

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egloghe pescatorie 81


Nilalga.   Io vo’ darti un bel vaso, ove le schiere

65degli animali mansueti e domi
dipinte sono e delle crude fiere.
Alceo.   Io vo’ darti un bel vaso ove giá Cromi,
il vecchio e saggio pescatore, incise
di cento pesci sconosciuti i nomi.
Nilalga.   Qui meco un di la donna mia s’assise,
e mi fe’ cerchio del bel braccio al fianco,
e poi mi diede un dolce bacio, e rise.
  Allora i pesci al destro lito e al manco
invidiosi corsero e tornáro,
75traendo il dorso faticoso e stanco.
Alceo.   Qui un di che insiem le ninfe si laváro,
vidi le membra della donna mia
trasparir nell’umor lucido e chiaro.
Allor le dive deil’ondosa via
80stavan sospese rimirando, e poi
ognuna tinta di rossor partia.
Nilalga.   Perciò, se lieti, o bianchi liti, a voi
tornan le tenie molli e i melanuri,
si a quest’ombra torniam lieti ancor noi.
Alceo.   Perciò, se i gorghi limpidetti e puri
piacciono al luccio e al presto ghiozzo i sassi,
piacete a noi, bei siti ombrosi e oscuri.
Nilalga.   Sante Muse, i miei versi incolti e bassi
ergete si col vostro almo furore,
90sicché cantando il mio compagno io passi.
Alceo.   Sante Muse, col vostro almo splendore
si ’l mio canto guidate oscuro e vile
ch’io porti sol di vincitor l’onore.
Telgone.   Sien lodi al ciel, che nell’etá senile
95udir mi fa per queste piagge amene
un si tenero canto e si gentile!
O quai candidi cigni, o quai sirene
s’ascoi taro ne’ fiumi oppur nel mare
cantar tai versi con si dolci vene?