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I

IL MATTINO

POEMETTO

(Secondo la edizione di Milano 1763.)

     Giovin signore, o a te scenda per lungo
di magnanimi lombi ordine il sangue
purissimo, celeste, o in te del sangue
emendino il difetto i compri onori
5e le adunate in terra o in mar ricchezze
dal genitor frugale in pochi lustri,
me precettor d’amabil rito ascolta.
     Come ingannar questi noiosi e lenti
giorni di vita, cui si lungo tedio
10e fastidio insoffribile accompagna,
or io t’insegnerò. Quali al mattino,
quai dopo il mezzodí, quali la sera
esser debban tue cure apprenderai,
se in mezzo agli ozi tuoi ozio ti resta
15pur di tender gli orecchi a’versi miei.
     Giá l’are a Vener sacre e al giocatore
Mercurio ne le Gallie e in Albione
devotamente hai visitate, e porti
pur anco i segni del tuo zelo impressi:
20ora è tempo di posa. Invano Marte
a sé t’invita: ché ben folle è quegli
che a rischio de la vita onor si merca,
e tu naturalmente il sangue aborri.