Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. I, 1929 – BEIC 1889888.djvu/96

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90 la prima forma del giorno


Né i mesti de la dea Pallade studi
25ti son meno odiosi: avverso ad essi
ti feron troppo i queruli ricinti
ove Parti migliori e le scienze,
cangiate in mostri e in vane orride larve,
fan le capaci volte echeggiar sempre
30di giovanili strida. Or primamente
odi quali il mattino a te soavi
cure debba guidar con facil mano.
     Sorge il mattino in compagnia dell’alba
innanzi al sol, che di poi grande appare
35su l’estremo orizzonte a render lieti
gli animali e le piante e i campi e Tonde.
Allora il buon villan sorge dal caro
letto cui la fedel sposa e i minori
suoi figlioletti intiepidir la notte;
40poi, sul collo recando i sacri arnesi
che prima ritrovar Cerere e Pale,
va, col bue lento innanzi, al campo, e scuote
lungo il picciol sentier da’ curvi rami
il rugiadoso umor che, quasi gemma,
45i nascenti del sol raggi rifrange.
Allora sorge il fabbro, e la sonante
officina riapre, e all’opre torna
l’altro di non perfette, o se di chiave
ardua e ferrati ingegni all’inquieto
50ricco Parche assecura, o se d’argento
e d’oro incider vuol gioielli e vasi
per ornamento a nuove spose o a mense.
     Ma che? tu inorridisci, e mostri in capo,
qual istrice pungente, irti i capegli
55al suon di mie parole? Ah, non è questo,
signore, il tuo mattin. Tu col cadente
sol non sedesti a parca mensa, e al lume
dell’incerto crepuscolo non gisti
ieri a corcarti in male agiate piume,