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I

IN MORTE DELLO SFREGIA BARBIERE

O Sfregia, o Sfregia mio,
o mio dolce barbieri,
o delle barbe onor, delizia e cura:
ohimè! che farò io,
5poi che ti trasse ai regni oscuri e neri
empia morte immatura?
Vita lieta e sicura,
gli è ver, tu meni a casa di Plutone:
ove, benché sii morto,
10fai la barba ad Omero ed a Platone:
ma, lasso! qual conforto
sperar poss’ io, se piú sperar non posso
chi come te mi rada infino all’osso?
Qualor passando io miro
15la quondam tua bottega,
mi sento per l’ambascia venir meno;
traggo piú d’un sospiro;
la bacio; e tento di sfogar la frega
che ho per te ancor nel seno.
20Poi, l’amato terreno
veggendo or fatto si deserto, io grido:
— Ve son ora i trecconi