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130 terzine


     Sorgea un’insegna in sul bel carro istesso;
ove colui che nell’inferno giacque
30in mezzo all’onda è a meraviglia espresso:
     e scritto in s’un cartel, come a lei piacque,
col puntai d’una lesina appiccato:
Tantalo sitibondo in mezzo all’acque.
     Letto ch’i’ ebbi, io mi guardai da un lato,
35e vidi un uom che d’avacciar procura
con indosso un saion roso e intignato.
     Quand’io’l vidi, costui femmi paura;
ché a mostrar la miseria e la grettezza,
questa è la vera e naturai figura.
     40Egli appiccato agli omeri ha una pezza
di ferraiuol che, con un fil di spago
avanzato alle scarpe, ognor rappezza;
     e un sudicio cappel che con un ago
da due bande ei tien ritto, e all’altro canto
45leggiadramente ir lascia errante e vago.
     Ad un amico mio simil cotanto
era costui, che fiso in quell’inganno
fecimi accosto, e l’acchiappai pel manto.
     — Se’l ciel ti guardi ognor da rio malanno,
50dimmi, Spizzeca mio, chi è costei, —
dissi,—e color che dietro a lei sen vanno? —
     Ed ei rivolto a me disse:—Chi sei?
Avverti che in iscambio tu m’hai colto;
quegl’io non son che tu creder mi dei.
     55Ma dappoi ch’io ti veggo scritto in volto
quanta il tuo core ha di conoscer brama
la trionfante donna e ’l popol folto,
     e io dirolti ’n breve: ella si chiama
Spilorceria; e gli spilorci sono
60che seguitan colei per la gran lama. —
     Appena i’ udii del mio maestro il suono,
ch’i’fecimi a guardare attentamente
que’ dello stuol, tutto in Ior fiso e prono,