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VIII

AL CANONICO CANDIDO AGUDIO

     Canonico, voi siete il padre mio,
voi siete quegli in cui unicamente
mi resta a confidare dopo Dio;
     voi siete quegli che pietosamente
5m’avete fino adesso mantenuto,
e non m’avete mai negato niente.
     Io mi rimasi ieri sera muto
per la vergogna del dovervi dire
il tristo stato in cui sono caduto.
     10Dicolvi adesso: ch’io possa morire,
se ora trovomi avere al mio comando
un par di soldi sol, non che due lire.
     Limosina di messe Dio sa quando
io ne potrò toccare, e non c’è un cane
15che mi tolga al mio stato miserando.
     La mia povera madre non ha pane,
se non da me, ed io non ho danaro
da mantenerla almeno per domane.
     Se voi non muove il mio tormento amaro,
20non so dove mi volga; onde costretto
sarò dimani a vendere un caldaro.
     Per colmo del destino maladetto,
10devo due zecchini al mio sartore,
che giá tre volte fu a trovarmi al letto.
     25D’un altro ancor ne sono debitore
al calzolaro, oltre quel poi che ho, verso
il capitano, debito maggiore.