Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. II, 1929 – BEIC 1890705.djvu/158

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152 terzine


anzi lo assicurate col suggello,
65oppur con uno spago, e dite poi
che consegnino a me questo fardello.
Se voi mi fate questa grazia ancoi,
non me la fate in altro modo; ch’io
non oso presentarmi innanzi a voi.
70S’io gli abbia di bisogno, lo sa Dio;
ma ho vergogna di venir l’eccesso
a predicarvi del bisogno mio.
Pan, vino, legna, riso e un po’ di lesso
a mia madre bisogna ch’io mantenga;
75e chi la serva ancor ci vuole adesso.
Deh, per amor di Dio! pietá vi venga,
canonico, del mio dolente stato,
e vostra man dall’opra non s’astenga.
Per caritá, se non m’avete dato
80un’altra volta quel ch’io vi cercai
per quel poema, che vorrei stampato,
mcl concedete adesso, che ne ho assai
piú di bisogno. Io chiesine diciotto,
ed otto solamente ne impetrai.
85Una decina or aggiugnete agli otto
per aiutar mia madre; ché i danari
non mangio, né li gioco, né li fotto.
Bisogna bene che non abbia pari
la mia necessitá ch’oggi in’inspira
90questi versi che sono singolari;
poiché nessun poeta mai fu in ira
talmente a la fortuna, che cantasse
i casi suoi con si dolente lira.
I’ ho tutte le membra stanche e lasse,
95poiché stanotte non dormii per fare
che al fin questo capitolo arrivasse;
onde, piú non potendo, al mio pregare
qui termin pongo, e spero, e tengo fermo,
che voi non mi vorrete sconsolare,