Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. II, 1929 – BEIC 1890705.djvu/17

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PARTE PRIMA

Area spaziosa, destinata alle solenni adunanze pastorali, limitata da una corona d’altissime e fronzute querce, che vagamente distribuite alT intorno conciliano un’ombra freschissima e sacra. Veggonsi, lungo la serie degli alberi, verdi rialzamenti di terreno, presentati dalla natura, e in varia forma inclinati dall’arte per uso di sedervi con graziosa irregolaritá i pastori. Nel mezzo sorge un altare agreste, in cui vedesi scolpito i’animal prodigioso, da cui si dice che pigliasse il nome la cittá d’Alba. Dagl’intervalli che s’aprono fra un albero e l’altro, si domina una deliziosa e ridente campagna, sparsa di qualche capanna, e cinta in mediocre distanza d’amene colline, onde scendono copiosi e limpidi rivi. L’orizzonte va a terminare in azzurrissime montagne, le cui cime si perdono in un cielo purissimo e sereno.

SCENA I

Venere in atto di scender dal suo carro. Ascanio a lato di esso. Le Grazie e quantitá di Geni che cantano e danzano accompagnando la dea. Scesa questa, il carro velato da una legger nuvoletta si dilegua per l’aria.
Coro di Geni.   Di te piú amabile,

               né dea maggiore,
               celeste Venere,
               no non si dá.
Parte del Coro.   Tu sei de gli uomini,
               o dea, l’amore:
               di te sua gloria
               il ciel si fa.