Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. II, 1929 – BEIC 1890705.djvu/178

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172 versi sciolti


i popol vari, e sciolse i regi fiumi
a divider gli stati. Innanzi a lei
100tutto s’aperse; e ponderoso e curvo
da le antiche sue sedi il santo dio
Termin levossi: e quello allor fu visto
che da natura a le medesme fiere
negato fu; ch’ove il leon non pugna
105contro il leone, e contro al tigre il tigre,
pugna Tuoni contra l’uomo e a morte il cerca.
Che piú? cotanto osò Torribil Furia
che di religion prese le spoglie,
e posto il ferro in mano alTuom, gli disse:
110—Uccidi pur; ché cosí il ciel comanda.—
Tutto cosí inondaron l’Oriente,
e la Gallia e TItalia arme ed armati:
né salve andáro da furor si cieco
le stesse al sommo Dio vittime sacre;
115però che sotto al vastator suo piede
sparso rimase il suol d’ossa insepolte
e d’arsi templi e di sfrondati gigli
di vergini pudiche e caste spose.
Né al piè licenzioso pose freno
120l’oceano immenso; cli’ei Terculee mete
passò superbo: e l’alte sedi infranse,
e i legittimi imperi: e giú dal trono
gl’innocenti signor balzò spietato;
e giunse a tal, che vóto di mortali
125lasciò il terreno onde partissi in prima
e quel dove approdò. Deh! poi che al colmo
di sua fierezza è Timplacabil mostro,
péra oggimai: e a’ desideri umani
freno si ponga ond’ei si nutre e accresce;
130si che i primieri di tornin si belli,
e sospirati assai. Ben la lor pura
luce tornava a rallegrar poc’anzi
questo secol felice in cui la donna