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16 opere drammatiche


Coro. Di te piú amabile

né dea maggiore,
celeste Venere,
no non si dá. (parie Venere seguita dal coro,
che canta e le danza intorno)
Con fren si placido
reggi ogni core,
che piú non bramasi
la libertá.

SCENA II

Ascanio.

Che oscura legge, o dea,

è mai questa per me! Mi desti in seno
tu le fiamme innocenti: i giusti affetti
solleciti, fomenti: e poi tu stessa
nel piú lucido corso il mio destino
improvviso sospendi?...
Ah, dal mio cor qual sacrificio attendi?...
Folle! che mai vaneggio?
So che m’ama la dea: mi fido a lei.
Deh! perdonami, o madre, i dubbi miei.
Ma la ninfa dov’è? Tra queste rive
chi m’addita il mio bene? Ah si, cor mio,
lo scoprirem ben noi. Dove in un volto
tutti apparir de la virtú vedrai
i piú limpidi rai: dove congiunte
facile maestá, grave dolcezza,
ingenua sicurezza,
e celeste pudore; ove in due lumi
tu vedrai sfolgorar d’un’alta mente
le grazie delicate e il genio ardente,
lá vedrai la tua sposa. A te il diranno