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XII

IN MORTE DI DOMENICO BALESTRIERI

[1780.]

Te dal numero ancor de’ fidi amici
te mi rapi la invidiosa morte:
e d’affanno e di lagrime infelici
contaminò mia sorte.
5Non piú i cari alternar dell’alme affetti
o i generosi studi a me fie dato;
non piú a me dal tuo canto almi diletti
libando esser beato;
sia che de’ cigni piú sublimi al paro
10i toschi modi ordissi, o che desio
nascesse in te di gir famoso e chiaro
col tuo sermon natio.
Giace la cetra, ed a la fredda mano
di dolce melodia piú non risponde;
15indomito silenzio occupa il vano
che te per sempre asconde.
Ahi, come vanno impetuosi e lievi
gli anni fuggendo! Tu pur ieri adulto
me giovinetto di tua man volgevi
20de le Pierie al culto:
e i sacri boschi e le sincere fonti
m’additavi di Pindo, e l’erta cima,
e i calli alpestri onde forz’ è che monti
chi vera gloria estima.
25Io de’ bei detti tuoi nell’alta mente
facea tesoro; e tu n’ hai lode in parte,
se alcun ramo di lauro il dio lucente
a questo crin comparte...