Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. II, 1929 – BEIC 1890705.djvu/24

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18 opere drammatiche


Forse il dono promesso è a noi vicino:

forse la dea pietosa
del fido popol suo compie il destino.
Coro. Venga de’ sommi eroi,
venga il crescente onor.
Piú non s’involi a noi:
qui lo incateni Amor. (Il coro siede lungo la
serie degli alberi, disponendosi vagamente)
Fauno. (volgendosi ad Ascanio)
Ma tu chi sei, che ignoto
qui t’aggiri fra noi? Quel tuo sembiante
pur mi fa sovvenir, quando alcun dio
tra i mortali discende. E qual desio
ti conduce fra noi?
Ascanio. (accostandosi a Fauno) Stranier son io.
Qua vaghezza mi guida
di visitare i vostri colli ameni,
i puri stagni, e per il verde piano
queste vostre feconde acque correnti.
Tra voi, beate gemi,
fama è nel Lazio, che natura amica
tutti raccolga i beni
che coll’altre divide.
Fauno. Ah piú deggiamo
al favor d’una diva: e non giá quale
irreverente il volgo
talor sogna gli dèi, ma qual è in cielo
alma figlia di Giove. Il suo sorriso,
dall’amoroso cerchio, onde ne guarda,
questo suol rasserena. Ella que’ beni,
che natura ne diè, cura, difende,
gli addolcisce, gli aumenta. In questi campi
semina l’agio, e seco
l’alma feconditá. Ne le capanne
guida l’industria; e in libertá modesta
la trattien, la fomenta. II suo favore