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ii - ascanio in alba 19


è la nostra rugiada: e i lumi suoi

pari all’occhio del sol sono per noi.
Se il labbro piú non dice,
non giudicarlo ingrato.
Chi a tanto bene è nato
sa ben quanto è felice,
ma poi spiegar noi sa.
Quando a gli amici tuoi
torni sul patrio lido,
vivi, e racconta poi:
— Ho visto il dolce nido
de la primiera etá. —
Ascanio. (Quanto soavi al core
de la tua stirpe, o dea,
sonan mai queste lodi!)
Fauno. (guardando da un lato nell’interno della scena. Il coro si alza,
e si avanza)
Ecco, pastori,
ecco lento dal colle
il venerando Aceste; al par con lui
ecco scende la ninfa...
Ascanio. Oh ciel, qual ninfa?
Parla, dimmi, o pastor...
Fauno. Silvia, d’Alcide
chiara stirpe divina.
Ascanio. (Ahimè! cor mio,
frena gl’impeti tuoi;
l’adorata mia sposa ecco vicina.)
Fauno. accennando ad Ascanio, il quale pure sta attentamente guardando
dallo stesso lato)
Mira, o stranier, come il bel passo move
maestosa e gentile: a le seguaci
come umana sorride,
come tra lor divide
i guardi e le parole. In que’ begli atti
non par che scolta sia