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sonetti 289


XCI

PER LA BALLERINA PELOSINI

     Il pomo che a le nozze di Peleo
suscitò fra le dive alte disfide,
o bella Pelosini, Amor decide
che a te darebbe il pastorello ideo.
    Per te pugnar vorrebbe il gran Pelleo
che l’Indo e il Gange a sé soggetto vide;
per te l’asta impugnar vorria Pelide
onde Troia superba arse e cadeo.
     Qualor piena di grazie e di decoro
danzar ti veggo, il sangue in ogni vena
m’arde, come la terra di Peloro;
     e Pelio ed Ossa innalzerei con lena,
se gir potessi ad ottener ristoro
per quella via che in vèr Pelusio mena.

XCII

PER L’UCCELLINO DI FILLIDE

     Quanto t’invidio, bello uccellino,
che, in aureo vincolo il piè ristretto,
star su la tremula neve del petto
a la mia Fillide hai per destino:
    e or fra le tiepide mamme e il bel lino
scherzando innoltriti, per calle stretto,
sin dove ahi dubito! or t’è diletto
star del bell’umido labbro vicino;
     onde coll’avido becco trai fuora
qualche dolcissimo picciol granello
ch’ella ministrati co’ baci ancora.
     Non se’ giá il massimo Giove, a novello
dolo qui tessere? Te quanto a un’ora
temo ed invidio, uccellin bello!