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290 sonetti


XCIII

PER UNA COLOMBA

che, fuggita dal carro di Venere sulle scene del teatro ducale di Milano,

andò a posare in braccio alla contessa S...

     Colombetta gentil, che, fra i clamori
di popol lieto, in libertá ten riedi,
perché sol Nice qual tuo albergo onori
ed in quell’une sue braccia ti siedi?
    Forse agli atti, all’aspetto esser lei credi
la madre delle Grazie e degli Amori?
e star congiunta all’aureo carro chiedi
con quegli alati suoi bei corridori?
     Forse ti disse alcun, che fra i suoi belli
candidi avori ogni augellino invita
onde al grato tepor si rinnovelli?
     O fra le dilicate agili dita
ti lusinghi ancor tu, come altri augelli,
morte trovar soave e dolce vita?

XCIV

LA SORPRESA

I.

     Che spettacol gentil, che vago oggetto
fu il veder la mia Nice all’improvviso,
quando sorpresa in abito negletto
m’apparve innanzi ed arrossi nel viso!
    Come il candido velo al sen ristretto
i bei membri avvolgea! come indeciso
celava e non celava i fianchi e ’l petto
che sorger si vedeva in due diviso!
     Quali forme apparian sotto alla veste!
Paga era l’alma e vivo era il desio;
e il piacer del mirarla era celeste.
     Deh! mi concedi, Amor, che questa cruda
tal mi si mostri anco un momento; ed io
piú non invidio chi vedralla ignuda.