Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. II, 1929 – BEIC 1890705.djvu/315

Da Wikisource.

sonetti 309


     La madre poscia in alimento dá
del sangue a lui, che in lei soverchio errò;
si ch’uom perfetto in nove lune egli ha
onde portar le brache al mondo o no.
     Ma stanco alfin di star rinchiuso piú,
squarcia il mantel che sino allor vesti,
poi ch’è rivolto colla testa in giú.
     Nicchia la madre; ed ei con mani e piè
s’aiuta, insin che ’l primo varco apri.
Cosí nasce il villano, il papa e il re.

CXXVI

IL PUTRIDUME E GLI INSETTI

     Chiunque dice che impossibil sia
che fuor del putridume escan gl’insetti,
perché non ponno uscir cosí perfetti
fuor del fastidio e della porcheria,
     5prima di giudicar l’opinion mia,
che può star fra tant’altre anch’essa, aspetti:
la quale io cavo per diritta via
da i medesimi nostri umani effetti.
     Noi veggiam, per esempio, uscir sovente
10dal fango alcun villan, che, asceso in alto,
si paragona pur col piú potente:
     e chi direbbe mai che si gran salto
facesse dalla mota, anzi dal niente,
col gioco, verbigrazia, o coll’appalto?
15e come in sur un alto
albero fa la cicala di state,
sol del suo nome assordi le brigate?
Quanti fra noi mirate
del concime uscir bruchi e canterelle
20che del ricolto non lascian covelle,