Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. II, 1929 – BEIC 1890705.djvu/369

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traduzioni 363


e, come l’aere intorno, allor che nasce
hi fresca aurora, ella cosí nel viso
impallidisce a un tempo e rinvermiglia.
55I cari ardenti sguardi, e gl’inquieti
moti dell’alme, e i sospir tronchi un pezzo
d’ambo gli amanti instupidir le brame:
ma qual riman l’eroe allor che ascolta
l’indica donna con ispani accenti
60a sé chieder soccorso, e l’alta gioia
dipingere, e’l bel foco? — O Zama,—ei grida, —
ond’è cotesto lusinghevol suono?
Qual celeste favor qui intender fammi
i dolci sensi tuoi? Quest’improvvisa
65né credibil ventura, o come appieno
nell’isola incantata i desir miei
avria beato! E qual mano ti tolse
a quelle spiagge fortunate? Narra
qual secondo destino a me qui rende
70tua divina beltá. — Si dolci affetti
ne vanno al cor di Zama, onde i bei lumi
pria di lagrime bagna; indi, fremendo
e sospirando, dell’amica Zulma
s’affida al braccio, e cosí poi con voce
75languida e fioca al su’amador favella:
     — Perdona, o caro, a la sedotta mente
gli oltraggiosi sospetti a cui m’indusse
il tuo fuggir. Provar mi fece Amore
in quel fero momento ogni aspra doglia
80onde un tenero cor punto esser possa.
Amor, che sempre al lato mio sen vive,
signor, mi spinse a seguitar per l’onda
entro a un leggier canò il tuo naviglio.
Ma poi che de la poppa al bordo giunsi,
85ov’io credea di rivederti, i crudi
nocchier fur osi di rapirmi: allora
lungamente, ma invano, io ti cercai