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364 ytraduzioni


per mezzo a lor. La mia favella ignota
rendea piú tristi i miei pensier; ché nullo
90potea scoprirmi il tuo destin: ma quale
orrendo aspetto allor m’assalse, o cielo!
Presso al porto ch’io lascio, ecco da un monte,
che s’unisce alle nubi, il padre mio
vien giú precipitando, e in seno a’ flutti
95muore su gli occhi miei. Tu vedi, o caro,
per me dipinti i mali, onde cagione
io sono stata, e ’l mio destin, le atroci
sventure mie. La morte i’ diedi a quello
cui ’l viver debbo; ed in balia de’ venti
100fuggii senza di te le patrie mura.
Pensa qual io mi disperai, quai furo
i miei timori, i miei crudi rimorsi.
     Allora, poi che ’l tempo e ’l gran desio
d’udir tua sorte, il castiglian linguaggio
105mi rendèr chiaro, il Fieschi, a cui pietate
facean gli affanni miei, disse che il giorno
ch’io perduto t’avea, tra un’atra nebbia,
che scorrea l’oceáno, il suo naviglio
smarrito andò; né le compagne navi
110mai piú rivide. Intanto la speranza
di raggiungerle pur, vie piú il piloto
all’opra infiamma: e ’l cor, che del tuo Dio
in me giá gusta la soave legge,
ben comprende che invan cerca esser tuo,
115se non la segue: ond’io ben tosto al culto
mi sottomisi, in cui d’imene il nodo
eterno dura; e al Nume a cui tu servi
m’offri ne la sacr’onda un sacerdote.
Zulma mi fu compagna: e allor s’udirò
120celesti cori il venerando rito
festeggiar sovra i flutti. Un tal prodigio
e lo splendor che intorno al capo mio
in quell’atto rifulse, a me presagi