Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. II, 1929 – BEIC 1890705.djvu/371

Da Wikisource.

traduzioni 365


fúr de la sorte mia, di quella ond’ora
125di rivederti qui, signor, m’è dato.—
     A tai parole il savonese, a cui
spezza ogni freno Amor, l’amata donna
con gli amplessi interrompe: — Oh come,—ei grida,—
m’alletta, o Zama, il tuo parlar! Si, poi
130ch’ai vero culto hai per me il cor soggetto,
sperar mi lice i tuoi puri imenei.
In questo di vittorioso, il nome
di sposo tuo quell’uno è che ’l mio spirto
può far lieto e superbo: e se ’l tuo core
135pur vi consente, innanzi alla sacr’ara
giurianci eterno amor, che al mondo tutto
palese sia. — Ohimè, — Zama riprese, —
non vedi ch’io sospiro; e che quel bene
onde sol ardo, è d’esser teco a parte
140d’ogni fortuna tua? Ma lice ancora
con mesto favellar rapirti il dolce
di tua felicitá, che i lassi spirti
mi ravviva ed allegra. Allor che in traccia
di te approdammo al lido, a guerra tosto
145il popolo sfidonne abitatore
di quella terra, e ne legò in catene.
Giugne a Xaraga in fin, che a ciò la strigne
la disfatta de’ suoi, Vascona: e questo
giorno di cui malvolentier rinnovo
150a la memoria i casi, a noi fe’ aperta
la tua vittoria con la morte, a cui
dannati fummo. Il Fieschi e la sua gente
fu immolata agli dii nel tempio, ov’io
giva presso al tuo popolo infelice:
155e in vano sopra me e la mia fida
Zulma trattenne i fieri colpi il sacro
acciaro, che la vita a lor troncò:
però che la reina senza piòta
mirò i nostri verd’anni; e allor ne porse