Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. II, 1929 – BEIC 1890705.djvu/372

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366 ytraduzioni


160con le man traditrici atra bevanda,
pur simulando che pietá movessela
a richiamarne gli smarriti sensi.
Ahi lassa! ché d’allora in poi la sete
piú ingorda il sen dilaniando m’arse.
165Arroge a ciò, che de le tue battaglie
ogni di venia fama, onde il mio duolo
vie maggior si facea dal tuo periglio,
che cagione era in me d’alto spavento.
Alfin la brama di scoprir tua sorte
170me pellegrina per sentier diversi
guida fra gl’indi all’empia guerra intesi.
Ma appena ad un torrente ecco m’appresso
pur per sedar la mia penosa sete,
che al lento calpestio di noi, che timide
175ce ne andavamo, accorse il tuo fedele
interprete, che guardia era a le rive.
Ei tra rombre notturne onde oscurato
è l’aere intorno, in cambio d’un nemico,
cui giá prepara i ferri, il mio sembiante
180riconobbe e stupí; se non che in breve
io gli narrai de’ nostri fèri casi
la storia miseranda: ed egli intanto
porse benigna aita ai nostri passi
onde arrivar ne le tue tende. Il mio
185piacer di rivederti, il foco mio
e i dolci affetti del tuo cor, finora
de’ miei deboli giorni, e ornai mancanti,
allungarono il filo: ma la forza
ch’io fo per disvelare a te mie fiamme
190toglie la lena agli spiriti stanchi:
e ’l malor che m’opprime, giá mi tronca
sull’assetata lingua le parole.
Ah non piú che un istante a gioir restami
de la tua vista: in van resister tento
195al velen, che m’uccide. O caro sposo,