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ii - ascanio in alba 41


In avvenir due numi

abbia in vece d’un sol; te qui presente;
me, che lontana ancora
qua col pensier ritornerò sovente.
Ascanio. Che bel piacer io sento
in si beato di!
Silvia. Numi! che bel momento!
Come in si bel contento
il mio timor fini!

Ascanio.
Silvia.
Aceste
(a tre) Piú sacro nodo in terra,
piú dolce amor non è.
Quanto, pietosa dea,
quanto dobbiamo a te!
Venere. Ah chi nodi piú forti

ha del mio core in questi amati lidi?
I figli e le consorti, il popol mio...
Silvia. O diva!
Ascanio, Oh madre!
Venere. Addio, miei figli, addio.
Aceste. Ferma, pietosa dea, fermati. Almeno
lascia che rompa il freno
al cor riconoscente un popol fido.
Io son, pietosa dea,
interprete di lui. Questo tuo pegno,
(accennando Ascanio, e abbracciandolo rispettosamente)
fidalo pure a noi. Vieni; tu sei
nostro amor, nostro ben, nostro sostegno.
Adoreremo in lui
(a Venere, la quale sparisce; chiudendosi ed alzandosi le nu
volel
l’imagine di te: di te, che spargi
su i felici mortali
puro amor, pura gioia; di te, che leghi
con amorosi nodi
i popoli tra lor; che in sen d’amore
dai fomento a la pace, e di quest’orbe