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PARTE SECONDA

Ermete.

Cosí, barbari dèi, cosí vi piace

sempre in novi perigli e in novi mali
agitar turbolenti
i poveri mortali! E tal prendete
cura di noi che i grandi esempi in terra
dileguate in un punto? E minacciate
sempre di nova e piú fatai sventura
chi del popolo è padre, e chi ’l consiglia,
chi l’ama, chi ’l difende,
e chi piú sulla terra a voi somiglia?
Ma dove ahi mi trasporti,
forsennato dolor? Frattanto, oh dio!
le regina infelice
giace preda del mostro. In van tentai,
debil vegliardo, entro a la folla aneli’ io
del popol penetrar che a lei dintorno
piagne, grida, sospira. E perché mai,
s’altro non posso, d’ammirar m’è tolto
presso al crudel periglio
la pietá della madre e il cor del figlio?

Aria.

[Qui a mezza pagina s’interrompe l’autografo per riprendere poi
alla pagina seguente. Nota dell’editore.]

PARTE SECONDA

Ermete.

Infelice regina! Ah forse in questo

in questo punto, oh dio!
cedi, vittima illustre, a quel si crudo