Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/105

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offesa la rispettabile religione de’ barnabiti, al cui ruolo è meritamente ascritto il padre Branda; perciocché, in tal caso, e non in verun altro, sarebbe lecito, non solo a tutto il corpo, ma eziandio a ciascuno de’ membri il difenderla e patrocinarla, e non piuttosto al padre Branda che a verun altro de’ suoi correligiosi. Tralascio a bella posta una quantitá di testi e di autoritá a questo proposito, colle quali mi potrei fare onore e comparirvi un Bartolo od un Ulpiano. Ma odo che voi mi rispondete: — 11 padre Branda, dopo la proposizione veduta di sopra, soggiugne pure queste parole: «Imperocché, quantunque vi facciate voi milanese, lo siete però come sono cittadini quei di contado; vo’ dire come son di Milano quei di Bosisio, qual siete voi, e quale vi siete dichiarato di essere, quando foste accettato nelle pubbliche scuole». — Egli è verissimo, e voi, amico, avete ragione; anzi, s’io ho a confessarvi la veritá, io me l’era, come dire, a bella posta dimenticato, per l’interesse ch’io mi prendo dell’onore del padre Branda. Ma che conchiude ciò mai? Forse che uno del contado di Firenze non si possa chiamar «fiorentino» e difendere i fiorentini? che uno del contado di Siena non si possa chiamar «sanese» e difendere i sanesi? Sapete voi quel che conchiude? Non altro se non che il padre Branda, con quelle parole «lo siete però come son cittadini quei di contado», per colmo dell’elogio, viene a darmi gentilmente del villano. Dio sa quali sudori ha sparsi, e che fatica, e che frugare dee aver fatto ne’suoi scartabelli per rinvenire ch’io era da Bosisio; certo non minore di allora ch’egli andava cercando molto seriamente quante volte si trovasse nel Boccaccio e nel Petrarca e «se non se» e «cittá» e «virtute» e simili altre parole. Che non ne ha egli, per la piú corta, domandato quel suo correligioso celebre mio benefattore? Dopo avere il padre Branda con mirabile gentilezza parlato della mia ignoranza e del vile luogo de’ miei natali, passa a un altro capo del graziosissimo elogio della mia persona, cioè alla «celebritá» del mio nome; e, dato come per certo che nella mia operetta io abbia parlato d’una tale «celebritá», scrive queste