Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/111

Da Wikisource.

non ne avendo io parlato se non per incidenza, e avendo io asserito sopra testimoni degni di fede, ingiustamente mi accusa di cattivo critico. Nello accostarci che noi facciamo alla fine di questa lettera le cose, che scrive il padre Branda, divengono piú serie ancora e piú importanti di quel che noi abbiamo finora veduto. Egli scrive alla pagina 7 che «per la sua parte si sarebbe volentieri appigliato al parere di molti dotti e prudenti, i quali non avrebbero voluto mi si facesse quest’onore di rispondermi in cose tanto languide, sofistiche e dissipite, ch’io gli oppongo nella mia lettera». E qui notate che in tutte le sue passate quistioni ha sempre detto questa medesima cosa, e che nondimeno ha sempre voluto fare a suo modo. Io per me credo veramente che questi, che cosí il consigliarono, fossero dotti e prudenti uomini. Dotti, perché conoscevano quanto importunamente il padre Branda si sarebbe ostinato a difendere un dialogo, quanto alla materia, pieno parte di frivolezze e di puerilitá, e parte di proposizioni erronee ed ingiuriose; quanto allo stile, pieno d’affettazione, di stento e d’irregolaritá; e quanto al tutto, tale da fare assai disonore ad un maestro che da vent’anni occupi la cattedra dell’eloquenza. Io sono ancor persuaso che questi, che cosí consigliarono il padre Branda; sieno, com’egli dice, «uomini prudenti»; perciocché pensarono a ciò che ne sarebbe potuto avvenire, cioè che l’ostinarsi egli in questa difesa avrebbe svegliato altri a esaminar piú minutamente il suo dialogo, e cosí si sarebbono scoperte cose da potere aprire gli occhi al pubblico, e da mostrar sempre piú quanto sia necessaria una generale riforma de’ nostri studi, con poco onore del padre Branda e de’ suoi fautori. Sono confermato nella opinione della prudenza di questi, che gli diedero un tal consiglio, dal vedere ch’essi hanno conosciuto, come si suol dire, il debole del padre Branda, e lo hanno saputo prendere per quella parte che piú sarebbe valuta sopra di lui. Conoscendo eglino, spezialmente dagli scritti suoi, di quanto amor proprio egli abbondi, e quale alto