Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/154

Da Wikisource.

scrive in poesia, di cui è proprio il dilettevole, giova di mescolare con buona e costante economia l’utile al dilettevole stesso. Ciò lo avrebbe condotto a spargere e distribuire nella sua opera de’ momenti assai piú numerosi, piú estesi, piú vari di riposo poetico, a introdurvi piú invenzione, e a distinguere con maggior larghezza di stile e di locuzione la sua materia e le sue idee, senza offesa della brevitá, che conviene al bene scrivere, e della rapiditá e del fuoco, che conviene allo scrivere poetico. Se poi l’autore, abituato alla violenza dell’improvvisare, non si fosse parimenti abituato alle costruzioni intralciate, urtantisi, equivoche, mancanti, irregolari, che la imminenza della necessitá e dell’entusiasmo produce anche negl’improvvisatori piú grandi, quanto piú di chiarezza, di amenitá, di correzione, d’eguaglianza dominerebbe nella locuzione di lui! Il poeta, condotto dalla sua immaginazione, attribuisce anche alle cose piú insensibili ed irrazionali e mente e cuore e pensieri ed affetti ed operazioni a ciò consentanee; col qual mezzo anima e vivifica piacevolmente tutto l’universo. Ma ciò vuol esser fatto con proporzione alle cose o alla nostra maniera di concepirle. Questa riflessione avrebbe renduto piú castigato l’autore nell’applicazione de’ traslati, delle comparazioni o intrinseche o esplicite e simili; le quali, se non ni’inganno, sono talvolta alquanto sproporzionate, e però non senza esagerazione e ricercatezza. Perfine avrei desiderato che il poeta, il quale abitualmente mostra tanta proprietá, copia e correzione di lingua, non avesse anche abitualmente alcuni difetti della lingua lombarda, e particolarmente di non isfuggire l’esse impura, dicendo, come fa continuamente, per esempio, «i strati», «i sterpi», «i scogli», e simili; di male inflettere talvolta i verbi nelle loro modificazioni, dicendo, per esempio, «vadi» per «vada», e simili ; di abusare quasi sempre degli articoli con un basso sollecismo, dicendo^ verbigrazia, «gli» per «le» al femminino, «gli» per «loro» al plurale. Ed avrei desiderato che fosse stato piú temperato nell’uso de’ termini tecnici tolti dall’astronomia, dalla chimica e tali altre scienze, sostituendovi altri modi di esprimersi propri della locuzione poetica, la quale vuole esser popolare, seconda