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Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/196

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eccitar nell’animo un maggior piacere colla simultanea moltiplicitá de’ sentimenti gradevoli. Accortosi pertanto l’uomo che questa fortuita, indigesta e slegata varietá d’oggetti e di sentimenti presentati ed eccitati in un sol colpo, invece di porlo in uno stato di piacere, il metteva anzi in uno del tutto contrario, dovette dubitare che non ogni sorta di varietá e combinazione di sentimenti gradevoli servir potesse a render piú forte e piú intenso il piacere; ma che ci dovesse essere un’arte di variare e di combinare relativa allo stesso suo cuore, per mezzo della quale soltanto gli fosse dato di conseguire il suo intento. Fece egli adunque ritorno sopra di se medesimo, poiché alla fine cosí è necessario ch’ei faccia, se vuol conoscere le relazioni, che passano fra gli oggetti esteriori e i suoi sensi e la sua anima. Esaminò le sensazioni piacevoli, che gli venivano dagli oggetti esteriori, spontaneamente presentatigli dalla natura, massimamente per gli organi della vista e dell’udito, e si avvide che correva molta differenza fra i gradi del piacere, che provava all’occasione di esse; e che le une facevano nell’anima di lui una mediocre e superficiale impressione, mentre le altre ve ne facevano una assai piú grande e piú profonda. Ma in qual modo poteva egli apprendere come ciò seguisse, e ricavarne qualche istruzione a proprio uso, senza ricorrere all’esame ed al paragone di quegli oggetti medesimi che le avevano cagionate, ossia delle imagini di essi ch’egli aveva ricevute per mezzo de’ suoi sensi? Ebbe egli perciò ricorso alla natura, nel cui maraviglioso spettacolo, contemplando tutti gli oggetti, che senza applicazione di arte veruna eccitavano di per se medesimi qualche sentimento piacevole nell’animo di lui, e, gli uni e gli altri insieme paragonando, s’avvide che questi oggetti erano di due generi. Il primo era di quelli che non potevansi, almeno relativamente al senso ed allo spirito dell’uomo, risolvere in altri oggetti, come un semplice colore e la semplice emissione di una stessa voce; il secondo genere poi era di quegli oggetti, che, sebbene formassero ciascuno di per sé un tutto specifico e distinto da