Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/213

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raccogliere tutti quegli oggetti de’ quali si è finora parlato, e come sappia valersi nello stesso tempo di tutte le belle arti, senza che la grandissima varietá degli oggetti, de’ quali esse belle arti si servono per dilettare, vi partorisca veruna confusione; anzi per lo contrario occupi piacevolissimamente piú sensi, e soddisfaccia e sollevi ed incanti lo spirito, ed ecciti un gratissimo commovimento nell’anima tutta. Veggiamo in un sol punto presentarcisi tutti i gradi successivi per li quali l’arte è passata, partendosi dalla sua prima origine e procedendo fino all’estremo della perfezione fínor conosciuta. Ecco che l’arte raccoglie dalla natura una quantitá di colori, atti per se medesimi e nella loro semplicitá a dilettare la nostra vista. Ecco che raccoglie un numero d’umani corpi, atti a dilettarci assai piú colla bellezza delle loro forme e de’ loro movimenti. Ecco perfine che raccoglie una quantitá di voci e di suoni, che, colla semplice e naturale loro emissione, sono, non meno delle altre cose, atti a recarci diletto. La dipintura unisce e compone que’ colori, e li distribuisce con ordine e con proporzione negli abiti e nelle scene, e crea un nuovo piacere per via della loro composizione. La pittura e la danza dividono e congiungono quelle diverse forme d’umani corpi, e guidano e regolano i loro movimenti in modo che o dalla loro presenza o dalla loro successione resulti un ordine od un’armonia che accresca il nostro piacere. La musica fa lo stesso di que’ suoni e di quelle voci, ed ottiene il medesimo effetto. In tal guisa ciascuna delle dette arti, dopo aver raccolti sul teatro i begli oggetti che a ciascuna appartengono, gli ordina e compone dal canto suo si che venga tolta ogni penosa confusione, e si produca la maggior quantitá possibile di sensazioni piacevoli. Ma non tutti gli oggetti pia cevoli, che sono nella natura, si possono condurre sulla scena. Chi vi condurrá il vivacissimo azzurro delle remote catene dell’alpi, chi la varietá dolcissima delle campagne, chi la interminabile maestá del mare, chi il fresco susurrare delle óre, chi il mormorio de’ rivi, conciliatore della tranquillitá e del sonno? Ecco però che le belle arti, dopo averci presentato sulla scena i begli oggetti reali che possono, entrano a rappresentarcene