Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/256

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Non è possibile che l’uomo sia presente a tutti i tempi, e difficilissima cosa è che egli si presenti a tutti i luoghi. Molte idee degli oggetti adunque non le può ricevere immediatamente dalla presenza degli oggetti, ma conviene che le riceva per mezzo de’ segni, co’ quali uno comunica a molti le imagini che in lui primitivamente passarono dagli oggetti stessi. Quindi si può troppo agevolmente inferire quanto giovi all’acquisto delle utili cognizioni lo studio delle lingue, qualora queste si studiano non giá come scienza, ed assai meno come sapienza, ma come mezzo soltanto onde acquistar l’una e l’altra. Con tutto ciò, fra le moltissime lingue che giá si parlarono e che oggidí si parlano nel mondo, ce n’ha alcune le quali ci sono maggiormente e piú immediatamente utili che le altre; epperò queste con maggior premura dobbiamo affaticarci d’apprendere. Quali sono le cognizioni che l’uomo assennato e prudente dee con maggiore sforzo procurarsi? Quelle per veritá che sono piú utili al suo benessere cosí privato come pubblico. Ma l’uomo può considerarsi assolutamente; e, in tal caso, gli conviene acquistare quelle cognizioni che il possono meglio condurre a perfezionar se medesimo ed a supplire piú sicuramente ai bisogni della sua natura. Può inoltre esser considerato relativamente alla particolare constituzione dello Stato, del luogo e simili, in cui ciascun individuo si trova; e perciò eziandio quelle particolari cognizioni gli abbisognano, che nelle date circostanze possono meglio contribuire al vantaggio di lui. Ora, volendo noi risguardar noi stessi come uomini e come posti nelle nostre circostanze di patria, di costumi e simili, ci sono alcune fra le varie lingue, che ci dee piú premer d’imparare. Consideriamo da quali popoli sieno a noi derivate le nostre leggi, gran parte de’ nostri costumi, le nostre scienze, le nostre arti, le nostre opinioni; da quali popoli ci sieno stati lasciati e ci vengano piú insigni documenti ed esempi di morale, di politica, di filosofia, di buongusto; con quali popoli abbiamo ora affari piú comuni, piú vicine relazioni di commercio, di trattati, di studi, di peregrinazioni; e ci sará facile indovinare quali