Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/287

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illustri poeti lirici che abbia l’Italia, i quali, sdegnando di camminar sempre sulle pedate del Petrarca, si aprirono nuove strade, e per esse andarono giudiziosamente alla volta del bello. Assai piú commendevoli sarebbono, se, abbandonata eziandio l’eterna seccaggine dell’amore, trattato da’ loro antecessori, si fossero innalzati a piú nuovi e piú nobili soggetti. In tutti questi, oltre ai singolari pregi poetici, merita d’esser riguardata la cultura della lingua e la nobiltá e la ricchezza dello stile. De’ tre primi sono massimamente pregevoli i sonetti; del quarto le egloghe pescatorie; dell’ultimo le canzoni, le stanze ed alcuni capitoli che versano sopra materie morali ed economiche. Giovanni della Casa, uno de’ principi scrittori della lingua, anzi il migliore di tutti dopo il Boccaccio, e quegli che, senza lasciar d’esser nobile e grave, s’accosta, forse piú d’ogni altro del suo secolo, alla forma del dire semplice e naturale che si ama nel nostro. Il suo trattato delle creanze, intitolato il Galateo , è uno de’ capi d’opera della nostra lingua; è quello in cui sovranamente risplende la schietta, gentile e nobile urbanitá che conviene anche nelle cose tenui, e della quale abbiamo illustri esempi fra i greci e in alcuno de’ latini. Non inferiore al Galateo è il trattato Degli offici , benché in istile alquanto diverso. Nelle lettere poi spira egli da ogni parte la grazia conveniente della dizione, la nobiltá de’ sentimenti, la conoscenza degli uomini e de’ loro affari, il sapere squisito delle arti e delle scienze, la buona morale e mille altre doti che caratterizzano l’eccellenza dello scrittore. Ma che lodi non si debbono alle poche orazioni di lui? In esse armonia di numero senza studiato artifizio, correzione di lingua senza pedanteria, semplicitá d’elocu zione senza bassezza, proporzione di traslati, nobiltá d’immagini, gravitá di sentenze, grandezza di sentimenti, forza di ragioni, commovimento d’affetti e tutte le parti insomma che a grande orator si convengono. Né meno dee dirsi delle sue poesie liriche, colle quali apri anch’egli una nuova scuola, dove entrarono bensí molti, ma a pochi fu dato d’avvicinarsi non che d’agguagliarsi al maestro. Anche nella prosa e nella poesia latina fu egli de’ primi del suo secolo.