Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/32

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volete salvarvi. — Io dicovi che contro a’ pericoli, che vi mette non posso. — Ma non vedete innanzi l’inferno?— Riceverolli che, tanto, vi converrá partir ben volentieri, se vi compiaceda lei fra brev’ora? Che gran rete, o padre, d’amministrarcosa è dunque che vi risolviate meli . — Ma sapete pure che a scacciare per elezione quel questo esser non potrá — il pache dovrete ad ogni modo la- dre soggiunse a tempo, — se sciar per necessitá? — Non pos- questa giovine non vi togliete so, padre, non posso. — Come? tosto di casa. — Questo fare noi ad un Dio per voi crocifisso, posso, o padre — il malato riche ve la chiede, non potrete sponde, — noi posso giá. — Oifar questa grazia? Egli è per voi mè!che dite voi? — esclama il relacero, egli è per voi sanguino- ligioso. — «Non posso»? Deh ! so, egli è per voi morto; mira- perché non potete? E potete, e telo: eccolo qua. Non v’ intene- dovete, signor mio caro, se anrisce il vederlo, non vi compun- dar volete a salvamento. — Ma ge?— Non posso, vi torno a io si vi dico — ei ripiglia — che dire, non posso. — Ma voi non far ciò a niun patto non posso. participerete de’ sagramenti. — — Ma non vedete — replica l’al- Non posso. — Ma voi perderete tro— che sarete pur nondimeno il cielo. — Non posso. — Ma voi costretto infra brev’ora a diparprecipiterete all’inferno. — Non tirvi da lei? Ella è dunque gran posso. — Ed è possibile ch’io cosa che per elezion discacciate non vi debba trar di bocca altra la male amata donna, cui pur voce? Meschino, uditemi. Non dovete di necessitá lasciare? — è pur meglio perder solo la Non posso, o padre, non posso. donna, che perdere e la donna, — Come ciò? E non potrete voi e la riputazione, e ’l corpo, e di questa ubbidienza compiacere l’anima, e la vita, e l’eternitá, ad un Dio crocifisso, che ve ne e i santi, e la Vergine, e Cristo, richiede? Egli è per voi su di e il paradiso; e cosí essere dopo questa croce confitto e lacero; morte sepolto da scomunicato, egli vi mostra le sanguinanti sue da bestia, in un letamaio? — Al- piaghe; egli è, deh! miratelo, è lora quello sfortunato, gittando su questo patibolo in salute di un crudo sospiro: — Non posso, voi spirato. A compassimi non torno a replicare, non posso; — vi muove il vederlo? Non vi e, raccogliendo quelle deboli compunge egli? Non vi tocca forze che gli restavano, afferrò vivamente nell’animo? — Non improvvisamente la perfida per posso, a ripeter vi torno, non un braccio, e con volto acceso posso. — Ma voi non godrete