Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/373

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arti, cioè l’eccellenza, qualora si tralasciasse un provvedimento del quale or ora si parlerá. Il fine, a cui tendono le belle arti, si è il ritrovamento o la produzione del bello. Pochissimi sono que’ fortunati geni, che naturalmente, quasi per istinto e senza nessun esteriore soccorso, vengono rapiti alla volta di esso. La maggior parte degli altri talenti hanno bisogno che sia loro appianata la via che ad esso conduce. Per molti è necessario di farne loro sentire una volta le attrattive, perché, conosciutolo, vi corrano poi dietro da sé, e divengano al pari d’ogn’altro eccellenti. Per ciò fare, bisogna in essi risvegliare il gusto, unico discernitore del bello. Sebbene questo gusto non sia facilmente riducibile a principi ed a regole onde usarne, non però di manco si può per mezzo di vari soccorsi fomentare e raffinare in modo, che non solamente arrivi a sentire il bello, ma giunga, per cosi dire, a vederne quelli quasi impercettibili rapporti che concorrono a formarlo. Com’è possibile che gli artisti divengano eccellenti quando non sappiano dove risieda né cosa sia quel bello, che vanno cercando? Come formare in essi quel gusto, che lo deve discernere? Molte slegate notizie, molte piccole osservazioni, che la moltitudine degli uomini trascura di fare sopra i sottili rapporti degli oggetti fra loro e di questi oggetti all’anima nostra, l’abitudine che si contrae a veder gli eccellenti modelli e a paragonarli fra essi piu per consuetudine che per determinata riflessione, le considerazioni fatte a poco a poco, e senza quasi avvedersene, sopra le menome avvertenze ch’ebbero nell’operare i migliori maestri; la conoscenza delle regole generali e comuni a tutte le belle arti, e mille altre cose simili, che non è possibile di qui esporre, son quelle che insensibilmente formano il gusto d’uno artista. Formato che sia il gusto che va in cerca del bello ora nel vero, ora nell’inaspettato, ora nell’ordinato, ora nell’elegante, ora nel grande, ora nel sublime, è necessario di fecondare l’immaginazione del giovane artista e di riscaldarla, acciocché non rimanga stupidamente a sentire il bello delle opere altrui