Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/47

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e la perfezione dell’aere. Indi, passando a voler dimostrare quanto, anche per questo riguardo, sia felice il cielo della Toscana, ne faceste servir di pruova lo avvedimento e la svegliatezza de’ fanciulli di quel paese: e a questo proposito, toccando alcuna cosa anche della dolcezza e della grazia del loro parlare, ne adduceste in conferma la loro tenera etá e le donne, colle quali i fanciulli conversano ordinariamente, e le quali, come voi dite, serbano piú incorrotta la loro lingua. Indi, dopo avere spese alcune righe in commendazione de’ fanciulli toscani, non piú a proposito di essi, ma quasi che dallo aver di sopra nominate le donne di Toscana nascesse occasione al vostro interlocutore di piú a lungo parlarne, voi vi ponete a commendar quelle, dicendo ch’elle non hanno i difetti di cui accusate le nostre; e poi prendete a lodar esse toscane di quelle virtú e grazie, che in esse rilucono, e delle quali noi pure siam certi esser loro a maraviglia fornite. Dall’universale delle donne toscane voi scegliete appresso, per esempio di ciò di cui le avete lodate, la figliuola di colui che voi fingete avere albergato il vostro interlocutore. Riassumiamo ora, per maggior chiarezza, in breve, quanto, per maggiore autoritá, io ho detto finora piú ampiamente. Voi citaste in prova il genere de’ fanciulli toscani, di poi il genere delle donne toscane; quelli dicendo che parlano dolcemente, e queste dicendo che serban meglio degli uomini la puritá della loro lingua. Immediatamente commendaste in generale i fanciulli, e subito dappoi in generale le donne: dunque sinora vi tratteneste nel solo genere degli uni e delle altre, senza punto discendere alle loro spezie. Per meglio lodar le donne di Toscana, voi le paragonaste colle femmine di qua: dunque voi faceste paragone d’uno con un altro genere di donne; perciocché le milanesi ne forman uno, e un altro le toscane. Che se. paragonando insieme questi due generi, l’uno biasimaste e l’altro commendaste, ben vedete che, siccome la lode cade sopra il tutto dell’uno, cosí il biasimo dee cader sopra il tutto dell’altro. Questa maniera del mio discorso sembra a me, e mi lusingo che sembrerá anche agli altri, bastevole per convincervi che