Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. II, 1915 – BEIC 1892399.djvu/214

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invincibilmente quelle tue vicinanze. Nondimeno sarò di certo a Milano sulla fine d’ottobre, per venir teco a Canzo. Potrebbe anche darsi che io vi facessi una sfuggita anche prima d’allora, perché la vicinanza m’invita a fare una scorsa di pochi giorni nel Piano d’Erba. Ciò però s’intende per il mese venturo, e se potrò rimetter lo spirito in qualche maggior tranquillitá. Salutami l’amico; e, se lo credi di buona fede, fagli scusa se è costretto a soffrir delle pene per me. Io non voglio sapere in che situazione egli sia presentemente o sia per essere; ma dalle tue lettere parmi di rilevare che le cose vadano peranco in lungo: il che pure mi spiace per molte ragioni. Non vorrei al mio ritorno trovarlo ancor nello stato in cui lo lasciai. Questa mia ti sará recata dal mio servitore. Egli si fermerá a Milano per pochi giorni; e tu potrai consegnare a lui le tue lettere, se, come spero, avrai comoditá di scrivermi. Ti auguro felicissima la villeggiatura, la quale in tutt’altra occasione farei assai piú volentieri teco che con qualunque altro. Se avrò tempo di farti aver lettere in cittá dopo il ritorno del mio servitore, lo farò: altrimenti ci rivedremo alla fine del venturo. M’immagino che tu pure mi scriverai per l’ultima volta per ora; onde ti priego che tu abbi la pazienza di soddisfarmi quanto ti è possibile in ciò che puoi immaginarti esser di mio desiderio. Salutami carissimamente tua moglie e ringraziala della bontá che ha per me. I miei complimenti a don Alessandro. Dirai a Bonsignori che ho ricevuta la sua, e che procuri di non ammalarsi per la troppa sollecitudine nel noto affare. Scusami, scusami, ti priego, delle mie perpetue importunitá: e sta’ sano. Io non iscrivo niente all’amico, perché né so né voglio avventurarmi a nulla nello stato d’incertezza in cui mi trovo. 25 settembre.