Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. II, 1915 – BEIC 1892399.djvu/215

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XLV Al medesimo S ul medesimo argomento. Caro amico, Non voglio trascurare anche questa volta l’occasione di scriverti per mio piacere e per mio interesse. Sarò breve, per accomodarmi all’imminente partenza di chi recherá questa mia. Sempre piú ti sono obbligato della frequenza e sollecitudine, con cui ti sei compiaciuto di scrivermi, ed assai piú della bontá, con cui hai secondato le fantasie di questa mia adultissima fanciullaggine. La lettera dell’amico, che tu m’hai mandata, l’ho trovata piena di desolazione. Io non la credo esaggerata, non ostante l’invincibile pregiudizio che l’amico stesso s’è fatto nel mio spirito colla passata condotta. Non posso dunque a meno di non averne tutto quel sentimento che merita. Ma non posso attestarglielo in iscritto come vorrei, perché non mi par prudente di avventurare altre lettere per mani ignote, come al presente converrebbe fare. Se mai tu avessi occasione di parlargli o di scrivergli confidentemente, ti priego con tutto il cuore di fargli scusa e di assicurarlo che, non demeritandolo lui, io sarò sempre pertinacemente lo stesso, per amore, per ragione e per gratitudine. Sebbene al mio partire ti avessi pregato di non scrivermi nulla intorno al termine del di lui affare, ora però l’incertezza mi riesce gravemente penosa, distribuendomi sopra molti giorni la riflessione d’un solo. In caso, adunque, che tu abbi libertá e voglia di scrivermi un’altra volta prima della tua partenza, mi farai grande piacere a dirmi quel che sai, senza riserva, delle circostanze di questo affare. Il mio maggior timore si è che non si prolunghi questa cosa anche dopo il mio ritorno in cittá. Desidererei ancora che tu mi dicessi schiettamente quel che ti sia parso della sua disposizione, e come abbia dato luogo