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lettera seconda 17


LETTERA SECONDA

Io non lascio un momento di pensare a voi, la mia divotamente amabile Elisa; e stimo bene impiegata ogni fatica, quando questa debba servire al vostro spirituale vantaggio. Con che piacere ho io letta la tenerissima lettera, che avete fatta succedere immediatamente all’altra vostra, rispondendo alla mia, che ultimamente v’ho scritta! Ora io, povero secolaraccio, comincio a comprendere che consolazione e che soavitá provi un’anima, che abbia spirituale commerzio con un’altra. Io non so se sia forza della fantasia posta in troppo movimento dalla melifluitá delle vostre parole, o se pur sia cosa reale, come agevolmente m’induco a credere, egli mi sembra che cotesta vostra carta, ch’io ho tuttavia tra le mani, olezzi un non so che di gelsomini e di rose, come parmi d’aver letto che accadesse talvolta alle tombe d’alcuna di quelle benedette persone, alle quali voi desiderate ora di comparir somigliante. «Io ricordomi bene — voi mi scrivete — che nella mia fanciullezza io era fornita di qualche merito, fosse nelle grazie del corpo, fosse in quelle dello spirito; ma ora, bench’io sia nel fiore della mia etá femminile, non ho altro da potermi gloriare, se non della savia deliberazione, ch’io ho fatta, di tutta donarmi alla divozione». O amabile Elisa, che invidiabili sentimenti sono cotesti vostri! lo v’assicuro sulla coscienza mia, ch’io v’amo e vi stimo assai piú oggi ch’io non faceva ventisette anni fa. Ma io m’immagino che voi siate impaziente di sapere quel ch’io abbia fino a quest’ora o meditato o osservato sul proposito del nuovo tenor di vita, che voi avete intrapreso; ed eccomi, senza piú parole, disposto a soddisfarvi quanto meglio per me si possa. Lusingomi che l’assoluto ordine, che voi m’avete dato, di palesarvi i miei sentimenti sull’arte, che voi siete risoluta d’esercitare, scuserammi appo voi, se mi verrá detta alcuna cosa, che non sia del tutto degna della elevatezza dello spirito vostro. Dirovvi adunque che, prima d’ogni