Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. II, 1915 – BEIC 1892399.djvu/236

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a principi semplici e comuni, tanto da potersi inchiudere in un dato spazio ad uso di libro elementare. Gli antichi, per cosi dire, hanno forse meglio sentito che veduto in questa materia; e í moderni all’opposto: ma in un libro elementare vorrebbono risplender del pari la teoria e la pratica, l’esame ed il sentimento. 11 professore non saprebbe adunque qual libro proporre a’ suoi uditori ad uso d’elementi. Sará forse per mancanza di notizie; e, in questo caso, desidererebbe d’essere illuminato. Che se, nonostante, avesse a proporne ed a proporne piú d’uno, per abbracciare in qualche modo il piú d’oggetti che fosse possibile, in questo caso egli si atterrebbe agli antichi. Essi sono il fonte a cui hanno bevuto i moderni ; essi hanno il suffragio ili tutti i tempi; essi sono, generalmente parlando, i piú succinti: fra questi perfine ci sono alcuni che sono stati in un tempo e grandi operatori e granili maestri. La Poetica adunque e la Retorica d’Aristotile, V Oratore di Cicerone, la Poetica d’Orazio, le Istituzioni di Quintiliano, il trattalo del sublime di Longino, sarebbero le opere degli antichi che egli proporrebbe. Del resto egli si rimette, cosi in questa come in ogni altra cosa, alle superiori determinazioni. IH La massima, che si suggerisce, di lasciare la maggior libertá alla cattedra di belle lettere dell’abate Parini, è ottima, massimamente perché, essendo cosi illimitata la materia che è oggetto del bongusto, quando si volesse contenere il professore fra termini troppo ristretti e precisi, si correrebbe pericolo di spegnere in lui quel discreto entusiasmo che si richiede da un maestro di simil genere, e di farlo cadere nell’aridezza scolastica, troppo nemica di esso bongusto. A questo proposito si potrebbe fare un’altra riflessione, la quale si è che il bongusto in materia di lettere e di arti è fatto come la morale, e