Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. II, 1915 – BEIC 1892399.djvu/269

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grandi, gli errori de’ grandi artisti sono tanti scogli, che, finché rimangono sconosciuti, riescono tanto piú insidiosi e fatali, perché sparsi nelle acque piú frequentate e tenute per le piú sicure; ma, quando sono scoperti, servono d’indizi tanto piú illustri per veleggiar sicuramente nel cammino delle scienze e delle arti. Non conveniva adunque beffeggiare ed insultar plebeiamente, quanto si è fatto in alcune gazzette, e spezialmente in una lettera inserita nelle E/emeridi di Roma, il signor Ferguson inglese, perché, in un suo trattato di prospettiva, abbia accusato d’alcuni errori due celebri opere di Raffaello d’Urbino. È verissimo che Raffaello è il «gran pittore del Vaticano» (cioè delle stanze del Vaticano, per non equivocare col gran prete del Vaticano o coi fulmini del Vaticano). È vero ch’egli è (almeno per ora) «il gran maestro di color che sanno in fatto di belle arti»; che egli è (iperbolicamente parlando) «pittore divino»; che le opere di lui «sono l’ammirazione di chiunque abbia una scintilla di gusto»; che queste «saranno sempre» (o almeno per un pezzo, e al confronto di quelli che sono stati finora) «il modello delle bellezze pittoriche»; che «il merito d’un pittore si dee» (o si può) «misurare dall’ammirazione e dal piacere, che sente destarsi dal contemplare la natura animata dal pennello di Raffaello». Ma è altrettanto vero, per le ragioni dette di sopra, che non conveniva parlar di Raffaello né difenderlo con un tono teologico, come se fosse oltracotanza, bestemmia, irreligione l’apporre il menomo che a questo sole della pittura. Era bene di riflettere che l’esaggerazione, l’iperbole, l’ampollositá sono virtú o vizi del dire, che significano l’ignoranza o la passione smoderata, la quale è un’accidentale ignoranza. Era bene di riflettere che l’ignoranza o la passione smoderata non lascian luogo alla rettitudine de’ giudizi. Era finalmente bene di riflettere che la sapienza e il retto giudizio sono essenzialmente fondati sopra quella grande massima : «Nil admirari». E insomma si sarebbe dovuto riprendere il signor Ferguson non giá con un tono e con uno stile che significasse lui aver commesso una sceleraggine criticando