Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. II, 1915 – BEIC 1892399.djvu/295

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Baretti, andò a rifugiarsi in una bottega, di dove fu condotto in prigione. Esaminate le donne e i feriti, uno de’ quali era giá morto, la cosa divenne molto seria. Ma, avendo alcuni signori amici del Baretti dato cauzione per esso, fu egli lasciato in libertá; e, trattatasi in séguito la causa, fu a pieni voti giudicato innocente, e che l’omicidio era stato commesso per necessaria difesa. Ma piú ancora di tutte queste notizie, che assai probabilmente il Parini traduceva o trascriveva da altre gazzette o da lettere comunicategli, riescono interessanti le poche righe, con le quali nel n. l (13 dicembre) la Gazzetta , dopo aver accennato al prossimo inizio del corso di ottica e di astronomia del padre Ruggiero Boscovich a Brera, parla del Parini stesso: Il signor abate Giuseppe Parini, nuovo regio professore di belle lettere in queste scuole palatine, apri la mattina del giorno 6 il corso della sua lettura, con un discorso italiano sopra 1*influenza delle belle lettere nel progresso e nelle perfezioni di tutte le belle arti. Sua Eccellenza il signor conte ministro plenipotenziario l’onorò di sua presenza, come pure v’intervennero vari membri della regia deputazione degli studi ed altra scelta udienza in molto numero. E poco dopo, proprio all’ultima pagina del n. lii (27 dicembre) il nome del Parini ritorna ancora: Il di otto del prossimo gennaio cominceranno a leggere i due regi pubblici professori marchese teologo Longhi e abate Giuseppe Parini: il primo di ius pubblico ecclesiastico nelle scuole palatine, il secondo di belle lettere nelle scuole canobiane. Amendue saliranno in cattedra al mezzogiorno in punto. Evidentemente il Parini non era esperto nell’arte, ben nota a molti giornalisti, di farsi la ridarne.