Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. II, 1915 – BEIC 1892399.djvu/75

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la nostra cittá. Fu questo la corsa, che chiamasi «de’ calessetti», la quale si esegui nello stesso luogo che quella de’ barberi, né con minor pompa, né con minor frequenza di spettatori. I concorrenti furon otto. Ciascuno di questi, che, sedendo ne’ loro calessi, movevano a corso i cavalli, era vestito d’un abito vago, pittoresco e spedito, con verdi ghirlande in capo e a armacollo. I leggieri e piccolissimi calessetti, ne’ quali i concorrenti sedevano, erano essi pure nobilitati di pitture e di graziosi ornamenti. Poiché i reali e serenissimi principi furono arrivati nel loro palco, s’incamminò verso la meta, con lo stesso apparato e numero di sinfonia e carri descritti di sopra, il pallio che avevasi a correre, il quale consisteva pure in un drappo a oro della fabbrica di Milano o nell’equivalente prezzo di gigliati ducento. Dopo di ciò, fu eseguita la corsa con molta soddisfazione de’ principi e del nostro pubblico. I divertimenti della sera furono la recita della serenata in teatro e il gran ballo in gala e mascherato alla corte. Ma due oggetti singolarmente distinti e per ogni lor parte applauditissimi occuparono il seguente giorno ventinove. L’uno di questi si fu il solenne e splendido pranzo di piú che trecento coperti, che S. A. S. iJ signor duca di Modena diede alle LL. AA. RR., con invito della primaria nobiltá e de’ forestieri piu cospicui. In questo furono massimamente osservabili la dignitá e la grandezza dell’assemblea, la magnificenza del servigio, la preziositá e l’ornato della mensa, e la copia straordinaria della decorazione musicale. L’altro oggetto, che cagionò gratissima e distinta sorpresa in tutto il pubblico, fu la illuminazione, che fecesi la sera sul corso di porta Orientale. Al sopravvenir della notte, que’ lunghi ed alti portici di verde, quella specie d’orti pensili, quel basamento, quel tempio, quelle fontane, quelli alberi apparvero tutti quanti rischiarati da una quantitá meravigliosa di lumi. Questa quantitá di lumi non presentavano giá un aspetto atto soltanto ad abbagliare la moltitudine del volgo che vi concorse; ma, per l’ottima distribuzione loro, rilevavano anzi mirabilmente l’architettura e l’ordine dell’apparato a cui eran applicati, ed obbliga-