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pronunciossi nella seduta del 10 giugno contro i dogmi della chiesa cattolica.

N.° 188. Angelo Maria Cappuccino di Torino, espone che per estirpare ad un trallo il gesuitismo si devono sopprimere tutte le corporazioni religiose gesuitanti, massime le cappuccine.

N.° 189. Carozzo Alberico, Maschio Agostino e 6 altri membri della Guardia Nazionale di Chiavari, lagnansi di varie infrazioni alla legge sulla Guardia Nazionale.


N.° 190-191. Tassistro Carlo, avv. di Lavagna, espone alcuni disordini che hanno luogo nella rappresentanza di quel comune, ed accenna a varie irregolarità avvenute in quel collegio in occasione dell’elezione del 27 aprile p. p.

N.° 192. Il Consiglio comunale di Tissi lagnandosi del Regio delegato nella riscossione dei contribuli, chiede provvedimenti.

(Arch.)


IL PRESIDENTE legge quindi tre lettere egualmente indirizzate alla Camera.

Per una di esse il deputato Tercinod chiede un congedo di 15 giorni.

(È accordato).

Per l’altra il ministro degl’interni presenta la Camera di due esemplari delle seguenti opere del Sismondi:

Studi intorno all’economia politica.

Studi intorno alle costituzioni dei popoli liberi.

Per la terza il conte S. Filippo Linati di Parma fa omaggio di 120 esemplari di un suo opuscolo risguardante alle condizioni materiali, morali, statistiche ed amministrative degli Stati di Parma innanzi al 20 marzo 1848.

Vengono poscia, secondo l’ordine del giorno, le relazioni sulle nuove elezioni di vari collegi.

VERIFICAZIONE DI POTERI


VEGEZZI relatore del I ufficio propone si confermino le elezioni:

Del conte Gio. Battista Michelini a deputato del collegio di Demonte;

Del generale cav. Ettore Perrone di S. Martino a deputato del collegio d’Ivrea;

Del signor Fortunato Prandi a deputato del collegio di Ceva.

(La Camera le conferma).

SINEO relatore del II ufficio. Nella precedente seduta con un ammirabile accordo delle menti e dei cuori, con un accordo dettato dall’entusiasmo non meno che dalla ragione, voi avete posto il suggello all’unione colla Lombardia e colle provincie Venete.

Oggi voi siete chiamati a dare un primo atto di esecuzione al patto che già era firmato coi generosi Piacentini.

Egli è così che l’Italia cammina gradatamente verso i suoi alti destini, e che questa grande famiglia va raccogliendo le forze che debbono guarentire in perpetuo la sua libertà e la sua indipendenza.

Nel tempo in cui la gloria militare di Napoleone aveva sospeso lo sviluppo d’ogni altro sentimento, Piacenza era, come il Piemonte e la Liguria, aggregata all’impero francese. Il Po che Dio volle porre nel centro dell’Italia per fertilizzarne il suolo, serviva allora di limite meridionale a quel regno ristrettissimo che solo d’Italia conservava il nome.

Io vidi nella mia infanzia i petti de’ Piacentini alzarsi ansiosi al pensiero dell’indipendenza e dell’unità italiana. Ho assistito colà agli intimi colloqui, e fin d’allora imparai a sperare. Vidi, come un baleno di gioia, comparire sulle fronti di quegli egregi, allorchè il gran capitano faceva rivivere a favore di suo figlio il titolo di Re di Roma, quasi pronostico di futura emancipazione. Li vidi crucciosi ed incerti per le troppo ritardate promesse, cercare in un re di Napoli e nei suoi per fidi alleati il fallace appoggio di nuove lusinghe. Ora dopo sette lustri di oppressione, le concepite speranze sono giustificate. Sorto da modesti principii, eretto da più moderati e giusti desiderii, un altro capitano colle parole e col fatto viene a realizzare ciò che per più secoli non fu che un bel sogno.

Piacenza che allora stringeva con fraterna simpatia quei Piemontesi che là si fermavano cooperatori alla gloria ed alla prosperità dell’impero, ora riconosce da essi, come dai fratelli Liguri e di Savoia, la compiuta sua liberazione, e ci dà nuovo pegno di fratellanza, e di simpatia col mandare a nuovo ornamento di quest’assemblea un suo esimio cittadino e giureconsulto, nipote d’uno dei più celebri e dei più riveriti fra i nostri contemporanei.

Nel primo collegio elettorale di Piacenza le operazioni si fecero in perfetta conformità colla legge delli 17 marzo. Anzi per evitare ogni dubbio, nel giorno venti a tal uopo fissato dal Decreto reale, le due sezioni, in cui divideasi il collegio, si limitarono a costituire i loro uffizi definitivi.

A presidente della seconda fu eletto l’avvocato Pietro Gioia. Nel giorno 21 si procedette all’elezione del deputato, e raccolti i risultati delle due sezioni, si ebbe, che a favore dell’avvocato Gioia eransi raccolti voti 200, numero di gran lunga superiore, si al terzo degl’iscritti, che alla metà dei votanti.

L’uffizio unanime e plaudente propone l’approvazione di quest’elezione, e crede che non possa sotto più fausti auspici inaugurarsi l’unione degli antichi Stati con le provincie sorelle.

(La Camera adotta la conclusione dell’uffizio).

LO STESSO RELATORE riferisce quindi l’elezione del collegio di Castel San Giovanni, che appartiene anche al Piacentino, dove fu eletto il signor professore Alfonso Testa con un numero di voti eccedente il terzo degli elettori iscritti e la metà dei votanti.

L’ufficio sarebbe per proporre l’approvazione di questa elezione, se non fosse nato il dubbio che quel deputato occupi qualche impiego nazionale. In questo caso converrebbe di aspettare che sia conosciuto il numero degl’impiegati che attualmente esistono nella Camera.

VALERIO combatte le conclusioni dell’uffizio ed osserva che per le elezioni dei Piacentini il numero degl’impiegati debbe esaminarsi in confronto col numero dei deputati dell’intiero ducato. Propone conseguentemente che si approvi senz’altro l’elezione dell’illustre filosofo piacentino.

(La Camera adotta la proposta del deputato Valerio e approva l’elezione fatta dal collegio di Castel San Giovanni).

PESCATORE relatore del III ufficio, dice essere anch’egli lieto di riferire sull’elezione dei piacentini, perchè essi si sono riuniti a noi senza imporre patti, perché sono nostri veri fratelli. (Rumori, segni d’universale disapprovazione

Molte voci. Tutti sono nostri veri fratelli. All’ordine, all’ordine.         (Conc.)

LO STESSO RELATORE propone quindi la conferma delle elezioni del conte Pietro Selvatico, a deputato del collegio di Bari (ducato di Piacenza), e dell’avvocato Filippo Mellana, a deputato del collegio di Casale.

(La Camera le conferma).

BRIGNONE relatore del IV uffizio, propone la conferma delle seguenti elezioni: