Pagina:Parlamento subalpino - Atti parlamentari, 1853-54, Documenti.pdf/292

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PROGETTO DI LEGGE. Artìcolo unico, Il Governo del Re è autorizzato a dar piena ed intiera esecuzione alla Convenzione militare stipulata in ' data d’oggi con S. M. la Regina del regno unito della Gran Bretagna ed Irlanda e S. M. l’Imperatore dei Francesi, ed alla Convenzione supplementaria oggi pure firmata con Sua Maestà Britannica. Relazione fatta alla Camera il 1° feltraio 1855 dalla Commissione composta dei deputati Salmonr, Farini, Lìsio, lotta, Cadorna Carlo, Valerio, e tanza, relatore. Signori ! — Nella lotta che ferve in Oriente tra le potenze alleate e la Russia stanno avvolti i futuri destini d’Asia e di Europa. Alieni da ogni esagerazione, non chiameremo questa guerra la guerra delia civiltà contro la barbarie, nei.senso di temere che il trionfo della Russia possa ripiombare l’Europa civile nelle tenebre del medio evo. La civiltà, che in allora era ristretta a pochi popoli, divenne retaggio europeo. Essa s’impiantò in un altro emisfero; penetrò fra tutte le genti, e molte di quelle orde selvagge e barbare, che schiacciarono sotto i loro passi la civiltà romana, furono rischiarate da quella stessa luce che esse tentarono di spegnere. Ma se ia tema di ricadere neila barbarie non è ragionevole, nessuno però vorrà contendere che, qualora riuscisse alia Russia la conquista di Costantinopoli, le sorti di tutti gli altri Stati d’Europa diverrebbero assai tristi. Immaginatevi una potenza di 80 milioni di anime, ciecamente obbedienti al cenno di un capo despota e pontefice, padrone assoluto de! Baltico e del mar Nero, di cui terrebbe le chiavi, e facilmente comprenderete quali sarebbero le condizioni di Europa se quell’avvenimento si avverasse. Il commercio tra l’Europa e l’Asia dipenderebbe da’ suoi cenni ; nessun fatto politico di qualche gravità potrebbe compiersi in Europa senza il suo beneplacito. La libertà dei popoli e l’indipendenza delle nazioni sarebbero subordinate ai voleri dell’autocrate imperante su! soglio di Costantino. Questi pericoli erano già presenti alla vasta niente di Napoleone.il Grande, allora che inviava dallo scoglio di Sant’Elena questo consiglio all’Europa: i Quando la Russia rainaccierà Costantinopoli, bisognerà suonare campana a martello in tutti i villaggi d’Europa. » Gli stessi pericoli presentiti da tutte le genti civili spiegano gli appiausi universali che salutarono la dichiarazione di guerra fatta dalle potenze alleate alia Russia. Osservatori imparziali degli avvenimenti non celeremo che sopravvennero dappoi alcuni malaugurati falli politici e militari, i quali intiepidirono quelle simpatie, generarono dei sospetti e dei dubbi sulle tendenze e sull’esito di questa guerra. Ma se questi stessi fatti sono ponderati senza passione, non sarà difficile Io scorgere che i primi furono imposti alle potenze occidentali dalla ineluttabile necessità della comune salvezza, dal bisogno di coordinare tutte ie forze europee ad un solo e supremo scopo, quello cioè d’impedire che si avveri la fatale preponderanza di una soia nazione sopra tutte le altre. Le difficoltà poi dell’impresa e gl’incompiuti successi della spedizione di Crimea, invece di alienare gli animi dagli alleati, dovrebbero essere motivo e stimolo a tutti i Governi d’Europa per uscire da una pericolosa neutralità ed aggiungerete proprie alle altrui forze a fine di scongiurare in tempo il comune pericolo. Lo scopo palese di questa guerra, i pericoli ed i benefizi che pendono dal suo esito spinsero pertanto le due grandi potenze occidentali, Francia ed Inghilterra, a segnare il trattato del 10 aprile scorso, facendo facoltà a tutte le potenze europee di aderirvi. Il Governa del Re di Sardegna, sollecitato a sottoscriverlo, non si rifiatò, e statuì colie due grandi potenze Francia ed Inghilterra due convenzioni, delle quali una determina e regola la forza militare che somministrerà nella presente guerra il regno sardo; la seconda, supplementaria alla prima, provvede ai mezzi pecuniari per far fronte alle spese. Sul merito di quest’ultima è particolarmente chiamata la Camera a pronunciarsi, ma non potrebbe farlo senza indagare lo scopo delia spesa; quindi ia convenienza, l’utilità, l’opportunità del trattato stesso. Tale doveva essere per l’appunto l’andamento della discussione nel seno dei vostri uffizi sopra questo gravissimo affare, ed essa ebbe luogo con tutta quella ampiezza e serietà che esigevano la somma importanza dell’argomento* l’enorme risponsabilifà ohe deve essere profondamente sentita da ciascun deputato prima di emettere un voto che può imporre non solo sacrifizi di sangue e di danaro, ma da cui dipendono le sorti delia nostra patria. I sei primi uffici si pronunciarono favorevolmente al trattato, e diedero ai rispettivi ìoro commissari il mandato di acconsentire alla domanda dei mezzi finanziari per darvi compimento. 11 settimo uffizio non si pronunciò nè in favore nè contro, ma diede un voto di fiducia al proprio commissario, caUTnearico di chiedere ulteriori spiegazioni al Ministero nel seno della Commissione stessa, e di emettere quindi un voto secondo la sua coscienza meglio informata. Intervennero diffatti i due ministri degli affari esteri e di guerra e marina, i quali somministrarono abbondanti schiarimenti sopra tutti i punti e tutte le questioni che si affacciarono. La Commissione rimase convinta che l’iniziativa delie trattative partì dalie due grandi potenze ; che quelle furono condotte dai ministri della Corona con dignità e fermezza. I sei primi commissari attinsero da quella conferenza nuove ragioni per confermarsi nell’opinione essere il trattato necessario, utile, opportuno, mentre opposta deve essere stata la impressione prodotta dalle stesse spiegazioni sull’animo del commissario del settimo uffizio, essendosi definitivamente e recisamente pronunciato contro, dichiarando formalmente che le trattative furono a suo avviso condotte con troppa precipitazione. Già esponemmo le considerazioni generali che militano in favore di una coalizione di tutti gli Stati europei contro la smisurata ambizione moscovita. Il Piemonte, qual parte della gran famiglia europea, deve soccorrere al comune pericolo con mezzi proporzionati alla sua importanza militare e politica. Per quanto potè conoscere la Commissione, nessuno sostenne negli uffizi della Camera la convenienza di una neutralità od isolamento assoluto e permanente. Quest’attitudine segnerebbe il decadimento della legittima influenza che la Casa di Savoia ha sempre esercitato nei grandi avvenimenti europei quale potenza europea ed italiana. Tutti i suoi successi, il suo progressivo ingrandimento lo debbe all’attività, al valore, alia capacità spiegata in guerra e nei Consigli diplomatici.