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da Mars, il cui aggiunto fu interpretato col tempo come profeta, mentre non valeva che poeta; poeta, s’intende, primitivo. Nel fatto, secondo Isidoro, praecepta composuit, e hanno l’aria di precetti i suoi piccoli e difficili frammenti autentici1. Tornando ai proverbi, abbondano quelli suggeriti da una tanto fine quanto scettica considerazione della vita: finezza e scetticismo proprii di buoni contadini. Per esempio: «La pentola degli amici bolle male, Hai un asse, un asse vali» e simili. Altri si riferiscono a favolette e storielle come: «Chi non può all*asino dà al basto, Ti prenda su chi non ti conosce». Abbiamo un canto che si diceva nelle feste Meditrinalia assaggiando il vin nuovo col vin vecchio; si diceva ominis gratia: a Vecchio nuovo il vino io bevo, curo un vecchio nuovo male». E pei mali si avevano molte formule, tra il misterioso e il villanesco, a cui Catone, Varrone, Plinio credevano. E il bambino era addormentato con la dolce nenia «Lalla lalla lalla, aut dormi aut lacte»2. Dalle culle alle tombe. Nei sepolcri si incidevano sin da tempo antico iscrizioni che senza dubbio sono in versi. E questo può far sospettare che fossero tutt’uno con la nenia che si cantava nel funerale in lode del morto, al suono delle tibie3. Questa nenia era dunque una specie di elegia romana: e così l’elogium, come si chiamò l’iscrizione dei monumenti, viene ravvicinato alla cosa significata dalle

  1. Pag. 7. Marcius vates.
  2. Pag. 4-6 Carmina rustica, proverbia: 20, 22, 13, 23, 31, 7.
  3. Fest. Nenia est carmen quod in funere laudandi gratia cantatur ad tibiam.