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la poesia lirica in roma 103

e mediocre verseggiatore M. Tullio Cicerone, era a questi tempi troppo immerso nella politica, per esser dei loro; ma da molti di essi era ammirato e amato, sì per la genialità della mente e sì per la bontà de’ suoi principii: perchè, in generale, questi giovani non amavano le novità se non nella poesia, e un poco, forse, nei costumi. Ed esso che era conservatore anche in poesia, trovava audaci questi cantores Euphorionis, e sorrideva, come di puerilità, delle loro eleganze metriche e delle loro diligenze prosodiche, chiamandoli νεωτέρους e poetas novos1.

Tra loro, poco prima o poco dopo il 690, emerse un giovane veronese, C. Valerio Catullo. Egli conosceva probabilmente alcuni di essi, suoi terrazzani o provinciali; era certo conosciuto dal più autorevole e grave, da Cornelio; il quale forse aveva fatto menzione di lui nelle sue Chronica, come nella vita d’Attico ricordò poi L. Iulio Calido, il più elegante de’ poeti della sua età, post Lucreti Catullique mortem. Catullo era nato nel 6672. La sua famiglia,

  1. Cic. Tusc. III xix 45: O poetam egregium (Ennium), quamquam ab his cantoribus Euphorionis contemnitur. Ciò però nel 709, quando la copia aveva generato sazietà. Un anno prima parlando dell’elisione dell’s finale avanti consonante, diceva quam nunc fugiunt poetae novi: Or. xlix 161. Prima ancora, nel 704, scriveva ad Attico VII ii: ita belle nobis

    Flavit ab Epiro lenissimus Onchesmites.

    hunc σπονδειάζοντα si cui voles τῶν νεωτέρων pro tuo vendita. Cicerone allude più che ad altro, agli epyllia di questi poeti, pieni come vediamo nel LXIV di Catullo, di versi spondaici.

  2. Pag. 29. Hieronymus ad Euseb. chron. a. Abr. 1930 = a. Ch. 87, ha: Gaius Valerius Catullus scriptor lyricus Veronae nascitur. Apuleius Apol. 10 conferma il prenome, Gaius. Il prenome Quintus è in codici di Plinio (HN. XXXVII vi 81) poco degni di fede.